Ritenuto tra i migliori film di Monicelli, fu presentato in concorso al 30º Festival di Cannes[2] e si aggiudicò 3 David di Donatello e 4 Nastri d'argento. È considerato da taluni critici cinematografici il film che segna la fine del filone della commedia all'italiana:[3] una pietra tombale sulla commedia all'italiana,[4] una commedia incarognita dal fatto di dover fare i conti con tempi in cui è sempre più difficile vivere.[5] È stato in seguito inserito, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare.[6]
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Riguardo al film, una parte della critica definirà Monicelli un regista particolarmente abile nel cogliere gli umori segreti e i lugubri rintocchi di una drammatica vicenda dei nostri giorni.[10] Dello humour nero e del tono sardonico e beffardo tipico del regista resta la memorabile scena della stanza di sepoltura comune, dove le bare, alcune delle quali addirittura esplodono, sono ammassate in un paradossale disordine, i parenti pregano davanti ai tumuli sbagliati ed una vedova, dopo che il protagonista, per aiutarla, lancia il mazzo di fiori sulla bara sbagliata, si allontana graziosamente commentando "tanto è lo stesso".
Il film segna anche una grande interpretazione di Alberto Sordi ed un punto di svolta per la carriera cinematografica dell'attore romano, che per la prima volta scinde il comico dal tragico.[8] Da questo momento in poi infatti si atrofizza la qualità delle sue interpretazioni ispirate alla società italiana, a riprova del fatto che la commedia all'italiana muore[11] anche per l'esaurirsi dei suoi interpreti e delle sue maschere, alle quali era intimamente legata.[8]
È nel contesto storico-politico generale degli anni settanta che Mario Monicelli, confermando la profonda vena politica che permea tutto il suo cinema, abbandona la satira sociale della commedia all'italiana e confeziona un puro film drammatico, attingendo dai problemi della società italiana di quel periodo[12]. Per certi aspetti si potrebbe definire Un borghese piccolo piccolo come l'atto conclusivo della commedia che a partire dalla metà degli anni settanta aveva già intrapreso la sua parabola discendente.[8]
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